mercoledì 23 novembre 2011

Californication - Prima stagione

Nelle sale con X-Files: Voglio Crederci, in TV con Californication. Riflettori puntati su David Duchovny, l’ex agente Mulder, ora nei panni (per lo più fascianti boxerini grigio-neri…) di Hank Moody, scrittore caduto in disgrazia, sentimentale e professionale. Arriva su Italia 1 la serie Showtime che farebbe arrossire persino la sfacciata Samantha Jones di Sex and the City. Ogni sceneggiatore che si rispetti sa che esiste una regola fondamentale da osservare per rendere più accattivante l’inizio di una storia: mai mettere in bocca ai personaggi la propria vita, a meno che non si tratti di voice over, ma lasciare che siano i fatti a raccontare e a condurre per mano lo spettatore nell’universo narrato. Se Californication fosse stato una “costola” di Grey’s Anatomy, probabilmente sarebbe iniziato così: “Mi chiamo Hank Moody, sono uno scrittore e sono arrivato in questo schifo di città (Los Angeles) per seguire il melenso adattamento cinematografico del mio ultimo romanzo. Ma il mio ego smisurato ha preso il sopravvento e Karen, la mia quasi moglie, mi ha abbandonato per un noiosissimo compagno che ha preso il posto del padre nell’educazione di Becca, musicista in erba in piena crisi puberale. Da allora sotto le mie lenzuola c’è più traffico che nel centro di Shanghai nell’ora di punta”. Ma fortunatamente esistono molti modi per raccontare una stessa storia… Ecco allora che Californication ha inizio con un sogno (e questa scena basterebbe per giustificare il passaggio dell’intera serie nella “terza” serata dei palinsesti italiani!): Hank entra in chiesa, spegne la sigaretta nell’acqua santa (gesto non di provocazione, ma di indifferente nonchalance) e si prepara per un discorsetto “a tu per tu” con Dio, reo di non assecondare il suo talento, avendolo privato dell’ispirazione creativa indispensabile all’artista. Ma “l’ispirazione” giunge prontamente dalla bocca di una generosa suora, intenta non proprio a benedire il peccatore con parole di pentimento e assoluzione, quanto piuttosto ben disposta a prestargli conforto con quello che gli americani chiamano - con espressione eufemistica e colorita insieme - “lavoretto di fiato”. Crisi dello scrittore ninfomane. Primo Atto. Segue scena di sesso con tanto di indicazioni su come scovare il clitoride di una donna. Hank arriva trafelato (e senza pantaloni) all’appuntamento con Karen e Becca. Tornato a casa con l’adolescente figliola, i due discutono se arricchire la propria cultura cinematografica con Yellow Submarine o se darla vinta, ancora una volta, a “quel figo di Johnny Depp”, pirata caraibico nel film-saga tratto da un’attrazione disneyana. Vince Depp, naturalmente. Entrata in stanza, Becca trova una donna nuda nel letto del padre, non la stessa di pochi minuti prima ovviamente: altro giro, altra corsa (le giostre disneyane insegnano). La nuova "corsa" è la mogliettina adultera del regista che ha trasformato l’ultimo romanzo di Moody in un osceno filmetto (Tom & Katie Starring) intitolato Quella pazza piccola cosa chiamata amore. L’ego dello scrittore consuma, sadico, la sua vendetta. Atto Secondo. Hank e Karen discutono a causa del pessimo esempio paterno. Partono rivendicazioni a catena. Lei non vuole stare più con uomo "così narcisista da cercare se stesso su Google" (mai espressione fu più felice nel celebrare la sindrome da Web 2.0!). Lui: “E’ colpa tua che mi hai tradito”. Lei: “Non ti ho tradito”. Lui: “In quale universo scoparsi un altro quando si è sposati non è tradire?” Lei: “Nello stesso universo in cui io e te non siamo mai stati sposati”. Terzo Atto: l’eterno Peter Pan perde l’amore perché fugge dagli impegni e dalle responsabilità della coppia. Seguono 2 incontri: con l’amico-agente Charlie (l’Evan Handler, avvocato divorzista e marito di Charlotte in Sex and the City) e con la provocante Mia (la piccola Gracy Sheffield de La Tata), figlia sedicenne dell’attuale compagno di Karen. Peccato che Hank ignori entrambi i dettagli (la minore età e i legami parentali di lei). Charlie offre al suo assistito di risollevarsi dal torpore esistenziale scrivendo un blog per Hell-A Magazine (divertente gioco di parole con L.A.: città degli angeli/città infernale). Hank pronuncia sbigottito la parola “blooog”, facendola assomigliare più ad un onomatopeico suono di disgusto. Mia gli regala amplesso con pugno, scena cult della serie. Summa citazionista dell’universo televisivo dell’ultimo decennio, Californication approda finalmente su Italia 1: dodici divertenti serate hot che scandagliano il tema del sesso con toni espliciti alla Sex and the City, alleggerendolo, però, con situazioni paradossali e gag dalla risata assicurata (un po’ meno dal pessimo doppiaggio italiano) e privandolo al contempo delle atmosfere intimiste della serie HBO. Preparatevi, perchè da queste prime battute sembrano esserci tutte le premesse per dare un bello scossone alla pudicizia del pubblico della TV generalista!


Fonte: http://www.nonsolocinema.com/Californication-prima-stagione_12486.html

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